Dal Bollettino Parrocchiale del marzo 1977 |
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ARGENTATI, IL PRETE INVENTORE In un giorno memorando il popolo senigalliese, portatovi da una
spiccata curiosità e da una entusiasta esaltazione, si affollava
inverosimilmente lungo le sponde del fiume Misa (siamo nel 1838). I
Senigalliesi attendevano sul canale, con ansia febbrile e con impazienza,
uno spettacolo nuovo. Raffaele Argentati, un umile prete nativo nella
vicina frazione di BRUGNETTO, che aveva appassionatamente
approfondito i suoi studi sul volo, dopo lunghe e profonde ricerche
condotte scrupolosamente per diversi anni, era riuscito finalmente a
costruire un apparecchio locomotore applicabile alla direzione dei
globi aerostatici. Il popolo di Senigallia era convenuto tutto sul
fiume per assistere al primo esperimento dell'ingegnoso meccanismo.
L'auspicato collaudo dell'apparecchio locomotore sortiva il più
lusinghiero successo fra l'entusiasmo dei senigalliesi. L'Argentati
aveva provato esplicitamente col fatto "che vi ha un modo
abbastanza semplice per dar moto ai corpi sospesi in aria in una data
direzione". L'invenzione veniva asposta in una dettagliata
relazione ed avviata all'Accademia delle Scienze in Roma per mezzo del
Prof. Oddi ed a quelle delle Scienze Fisiche e Matematiche di Bologna per
il Prof. Sgarzi. L'esposizione dell'Argentati alle diverse Accademie era
fatta per conoscere il pensiero ed il giudizio oculato dei dotti sul suo
sistema. Entrambe le Accademie tacquero ed il geniale inventore inoltrò
la relazione alla Sezione Scientifica di pesaro la quale si preoccupava di
nominare subito, per l'esame del caso, due suoi membri e precisamente i
Sigg. Giuseppe Mamiani della Rovere ed il professore di Matematica D.
Antonio Mazzoli. L'Argentati fu quindi persuaso a mandare la
relazione alla Accademia di Parigi e di Londra. Parigi si occupò subito
dell'invenzione dell'umile prete senigalliese ma Londra la ignorò
completamente. Nel giornale, settimanale, dell'Accademia parigina, nel
numero del 27 aprile-4 maggio 1840, apparve un articolo sotto il titolo:
"Comptes Rendus" preceduto dalle parole: "Il sig.
Raffaele Argentati indirizza una memoria scritta in italiano sopra un
apparecchio locomotore applicabile alla direzione degli aerostati.
Commissari i Sigg. Biot, Cauchi, Coriolis". Ora, se l'Accademia
parigina aveva nominata una apposita Commissione composta da tre
dottissimi membri, l'Argentati doveva ben gioirne e compiacersene perché
tornava a sommo suo onore e faceva sperare in una invenzione interessante.
In altri, forse, suscitava sentimenti di mal frenata invidia e gelosia e
di profondo astio per l'italiano. Questo volle dire forse lo stesso
inventore quando parlando del suo ritrovato meccanismo asseriva con un
senso di intensissima amarezza che: "fin dal suo nascere
l'apparecchio locomotore aveva saputo provocare la gelosia dello straniero
il quale si è attribuita la gloria dell'invenzione". Attendeva
trepidante il responso dell'Accademia francese l'Argentati, quando venne a
conoscenza di un articolo "la scoperta di un punto di appoggio
nell'aria" a firma di Lomenie, pubblicato sul "Giornale di
Dibattimenti". nel numero dell'11 luglio 1840, si leggeva infatti:
"Il giovane ed ingegnoso autore dell'apparecchio chiamato Motore
Atmosferico, Sig. Eugenio di Fresné, ha già sottoposto la sua
scoperta all'Accademia delle Scienze. Una Commissione ha visto agire il
motore; un rapporto si prepara in questo momento ed il relatore accolse
l'inventore. Sono alcuni giorni che alcuni curiosi tra i quali
Chateaubriand, Rocqueville, le Duc de Noaillers, Ampere e molte altre
autorevoli personalità si affollavano presso la Greve, osservando col
maggior interesse le evoluzioni di un piccolo battello singolarmente
costruito. Questo battello muovesi nella senna contro il vento e la
corrente, senza vele e senza remi, non avendo altro movente che una ruota
aerea collocata nel luogo ove ordinariamente suole situarsi la vela. Lo
sperimentatore sito sulla poppa imprimeva un movimento di rotazione dalla
dritta sulla sinistra ed il battello camminava. In pratica il risultato
principale dell'invenzione del Sig. di Fresné sarebbe l'impiego della
ruota aerea permettendo di applicare il vapore alla navigazione dei
canali, ai quali, come non ignorasi, è interdetto di servirsi delle ruote
ad ali perché comunicano all'acqua una agitazione che danneggia le
sponde. Infine, ed è questo il punto capitale, lo scopo costante delle
ricerche del Sig. di Fresné, il Motore atmosferico sarebbe chiamato a
sciogliere il problema della direzione degli Aerostati. Infatti se si
ammette la possibilità di trovare un appoggio sufficiente per vincere la
resistenza di un fluido compatto al pari dell'acqua e sormontare l'azione
del vento e della corrente, con maggior ragione deve ammettersi che il
motore Atmosferico sarà atto a condurre e dirigere un corpo qualunque
fluttuante nel mezzo stesso in cui agisce....". Anche col nome
cambiato il Motore Atmosferico del Sig. di Fresné non è forse la
medesima cosa che il Motore Locomotore Aereo di Raffaele Argentati
come appare evidentemente dalla particolareggiata memoria inviata
all'Accademia di Parigi e da questa illustrata nel suo "settimanale
del 27 aprile 4 maggio 1840"? L'esperimento tenuto sulla senna dal
Fresné l'11 luglio 1840 alla presenza di personaggi di grido, era già
stato antecedentemente compiuto dall'Argentati sul Misa nel1838, alla
presenza di tutti i cittadini senigalliesi. E sulla poppa del piccolo
battello che navigava contro il vento e la corrente fu visto, due anni
prima, un umile prete assieme a due altri cittadini molto noti e
stimati nella meccanica e nella matematica. Fu usurpazione o plagio, la
pretesa invenzione del francese Eugenio di Fresnè? L'Argentati la
stimò una usurpazione e come tale la ritenne costantemente.
Accoratamente il vero inventore si volgeva supplichevole ai suoi cittadini
perché lo sostenessero e lo aiutassero. dal suo animo esacerbato venivano
sdegnose esclamazioni: "Cittadini! unitevi meco pertanto, a
smascherare quell'impudente Corvo che vola con penne non sue...". A
nulla valsero le sue vibrate proteste; ogni onore e gloria andò al
francese. E' evidente e indiscutibile però il diritto incontestabile
dell'anteriorità dell'invenzione di Raffaele Argentati, poiché non si
può ammettere nessuna differenza sostanziale tra la ruota alata
dell'uno e la ruota aerea dell'altro... |